giovedì 26 giugno 2014

Enrico Dal Covolo al Volto Santo la lectio magistralis su Povertà e Ricchezza

Tempio del Volto Santo di Napoli, lectio magistralis con Mons. Enrico Dal Covolo, Rettore della Pontificia Università Lateranense, sul tema della povertà e ricchezza in San Basilio di Cesarea, Vescovo e Dottore della Chiesa, vissuto nel IV secolo in Grecia. L'evento è organizzato da Lectura Patrum Neapolitana, l'associazione culturale fondata dalle Piccole Ancelle di Cristo RE che fa della divulgazione del pensiero dei Padri della Chiesa la sua missione.

Mons. Enrico Dal Covolo
Mons. Enrico Dal Covolo, Rettore PUL

Testo integrale dell'articolo apparso su La Voce del Santo il 18 febbraio 2014
Pubblico delle grandi occasioni, nella serata di sabato 15 febbraio al Tempio del Volto Santo, per l'evento clou dell'anno accademico di Lectura Patrum Neapolitana, l'associazione culturale fondata dalle Piccole Ancelle di Cristo RE che fa della divulgazione del pensiero dei Padri della Chiesa la sua missione.

Il meeting, il terzo del ciclo di lezioni dell'anno 2013/2014, ha visto dissertare S. E. Mons. Enrico Dal Covolo, Vescovo di Eraclea e Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, sul tema della povertà e ricchezza in San Basilio di Cesarea: un Vescovo e Dottore della Chiesa, vissuto nel IV secolo in Grecia, che ha un posto di grande importanza nella storia della Chiesa, in particolare per la sua lotta contro l'arianesimo, ed è uno dei capisaldi della Patristica.

Prendendo spunto dal volume oggetto della consueta lettura e presentazione – una raccolta di testi di questo grande Padre della Chiesa greco, scritta dal prof. Luigi Franco Pizzolato ed edita, nel 2013, dalle Paoline, dal titolo "La cura del povero e l'onore della ricchezza" – Mons. Dal Covolo ha trattato sul rapporto tra povertà e ricchezza. L'aire della lectio è stata la corposa introduzione del volume (ben 130 pagine), ed in particolare dall'articolazione dei paragrafi della stessa – tra gli altri: il comunismo dei beni in Basilio, come nasce la ricchezza, la logica del dono, un programma di persuasione alla carità, et alii; partendo dai quali, l'accademico ha iniziato il suo intervento, tentando subito di 'collocare' Basilio nell'ambito del rapporto ricchezza-povertà. "La definizione della posizione di Basilio di fronte alla ricchezza – ha detto il prelato riprendendo il pensiero del curatore del testo, Pizzolato – ha dato luogo a diverse interpretazioni: una più radicale, di un comunismo cristiano; e l'altra, più moderata, di un buon uso delle ricchezze. Due linee esegetiche che, fin dai primi tre secoli cristiani, hanno guidato l'interpretazione dell'episodio sinottico del giovane ricco.

Dal Covolo ha, poi, spiegato come si tratti di due tipi di approccio alla pericope del "giovane ricco" presente nei Vangeli di Marco, Matteo e Luca, chiarendo come gli stessi non siano incompatibili e mostrando come  "da una parte prevale la prospettiva ascetica, carismatica, escatologica: cioè nella tensione verso la città celeste tutto l'interesse è riservato alla sequela povera di Gesù e alla rinuncia radicale ai beni del mondo; e, dall'altra, si impone una prospettiva sociologica-caritativa: che incardina l'esegesi del brano nella questione dell'uso delle ricchezze e nell'imperativo etico della condivisione dei beni". L'accademico ha, poi, sottolineato l'assenza di un'uniformità nell'atteggiamento di Basilio verso la ricchezza, mettendo in luce come "la linea prevalente sia quella ascetica, che enfatizza i rischi della ricchezza, ed invita il fedele a spogliarsi di essa per farne parte ai poveri e seguire Gesù". Il Vescovo ha concluso il suo intervento, ricordando le parole di Benedetto XVI sull'argomento: pronunciate in occasione di una sua catechesi su San Basilio, risalente all'agosto del 2007, nella quale il Papa emerito sottolineava come "questo Padre di un tempo lontano parla anche a noi e ci dice cose importanti sulla responsabilità sociale; questo è un tempo nel quale, in un mondo globalizzato, anche i popoli geograficamente distanti sono realmente il nostro prossimo".

Il simposio è stato moderato dal prof. Antonio Vincenzo Nazzaro che, nell'introduzione, ha rimarcato i motivi che hanno portato alla scelta di questo testo nella XXXIV edizione di Lectura Patrum, tra i quali l'appuntamento di quest'anno, nei giorni dall'8 al 10 maggio all'Agostiniano, della giornata di studio è "Ricchezza e povertà". L'incontro si è concluso con il consueto dibattito nel corso del quale Dal Covolo, sulla base delle riflessione degli qualificati uditori – in sala tra l'altro, la prof.ssa Teresa Piscitelli, il prof. Parente, il prof. Marco Corcione - ha passato in rassegna il pensiero di altri illustri Padri della Chiesa sull'argomento, dimostrando come il problema del rapporto tra ricchezza e fede cristiana si è presentato molto presto alla chiese delle origini, già con Clemente di Alessandria.

Positivo il bilancio per la Congregazione delle Piccole Ancelle di Cristo Re che, presente alla lezione con la Madre Generale suor Maria Luisa Orgiani, la madre emerita suor Antonietta Tuccillo, oltre ad uno stuolo di religiose, per bocca della segretaria suor Leonia Buono, ne hanno apprezzato l'importanza e l'arricchimento spirituale. "E' un tema di grande attualità e interesse – ha dichiarato la religiosa - Sorprende come gli interrogativi di persone che hanno vissuto tanti secoli prima di noi siano ancora attuali e, in gran parte, ancora aperti. Molto arricchenti, inoltre, sono stati anche gli spunti di riflessione che sono venuti nel forum dopo la lectio.  Ringraziamo il Vescovo che ci ha donato questa lezione di alta teologia mostrandoci come non esistano ricette precostituite ma il rinvio alla propria coscienza".

FONTE: La voce del Santo

LE SCELTE AMBIENTALI DI PEDON PREMIATE CON IL GOOD ENERGY AWARD





LE SCELTE AMBIENTALI DI PEDON PREMIATE CON IL GOOD ENERGY AWARD


 

L’utilizzo di packaging sostenibili e riciclabili, la riduzione delle emissioni di CO2 nei processi produttivi e l’approvvigionamento da fonte eolica, fanno di Pedon un’azienda altamente eco-sostenibile impegnata nella salvaguardia dell’ambiente

                                             

 

Molvena (VI), 26 giugno 2014 Packaging ad alto contenuto green, in carta riciclata o certificata FSC, utilizzo di bioplastiche ottenendo confezioni totalmente riciclabili, il 66% degli imballi flessibili reso riciclabile, silos per lo stoccaggio della materia prima sfusa anziché imballata con un risparmio annuale di circa 37 tonnellate di plastica, movimentazione delle materie prime via nave e rotaia rispetto al trasporto aereo e su gomma maggiormente inquinanti, approvvigionamento energetico degli impianti produttivi da fonte eolica con una riduzione di emissioni di CO2 tra i 900 e 1.100 tonnellate all’anno. 

 

Queste le politiche eco-sostenibili adottate dall’azienda di Molvena, big player mondiale per la lavorazione, il confezionamento e la distribuzione di cereali e legumi secchi, che hanno portato nella giornata mondiale dell’ambiente all’assegnazione del Good Energy Award di Bernoni Grant Thornton - membro di Grant Thornton International Ltd - nella categoria agroalimentare, premio destinato alle aziende che investono in modo responsabile nella salvaguardia dell’ambiente.

 

“Siamo fieri del percorso che abbiamo intrapresodichiara Luca Zocca, Marketing Manager del Gruppo PedonLe politiche che abbiamo messo in atto in questi ultimi anni prevedono l'utilizzo di energia da fonti rinnovabili, la riduzione degli imballi, l'impiego di packaging totalmente riciclabili, la promozione della biodiversità in agricoltura. Grazie ai nostri progetti in campo ambientale oggi siamo indicati come modello industriale di successo, capace di coniugare un'attività d'impresa con politiche green, comunicando in modo trasparente quanto facciamo e i risultati fin qui ottenuti". 

 

L’orientamento concreto alla sostenibilità ha avuto inizio proprio dal packaging. Confezioni dei prodotti in carta riciclata o certificata FSC, astucci con finestra non in PVC, bensì in PLA, polimero compostabile derivante da scarti vegetali quali mais, grano e barbabietola.

 

Con il progetto Imballi Flessibili, avviato nel 2013, il 66% degli imballi Pedon è stato reso riciclabile attraverso un’attività di ricerca avviata con i fornitori. Con il progetto Plastica Zero, l’obiettivo raggiunto è stato di ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi per la materia prima in entrata. In quest’ottica sono stati installati 58 silos refrigerati ecosostenibili per lo stoccaggio della materia prima che arriva sfusa e non più in sacchi da 25 o 50 kg come da prassi. Come risultato si è ottenuto un risparmio annuale di circa 37 tonnellate di plastica, equivalente a 2 milioni di bottigliette da mezzo litro, ovvero, la riduzione di 80 tonnellate di emissioni di anidride carbonica nell’ambiente.

 

E ancora, con il progetto Ship&Rail l’azienda ha scelto di avvalersi del trasporto marittimo e ferroviario per la movimentazione delle materie prime. Solo nel 2013, il 70% dei container Pedon importati in Italia ha viaggiato su rotaia con un risparmio in termini di emissioni di CO2 pari a 183 tonnellate rispetto al trasporto su gomma.

 

Altro valore significativo è dato, infine, dall’avvio nel 2014 del progetto Energia Pulita, che prevede l’approvvigionamento energetico degli impianti produttivi esclusivamente da fonte eolica, contribuendo al risparmio tra 900 e 1.100 tonnellate di CO2 all’anno.


 

www.pedon.it

 
Ufficio Stampa Soluzione Group http://www.soluzionegroup.com

Mons Dal Covolo: lettura del Rettore dell’Università del Laterano

"La luce della fede" è il libro-intervista sulla recente Enciclica di Papa Francesco, scritto dal vescovo Enrico Dal Covolo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense. Lo scritto è dedicato idealmente ai giovani e fa riferimento al Meeting dei giovani cattolici per la giustizia social che ha visto l'Università del Papa proporsi come un'agorà internazionale di ragazze e ragazzi provenienti da tutto il mondo caratterizzati da apertura affettuosa, da capacità di ascolto e di dialogo, da volontà di comunicare. Il libro scorre parallelamente ai contenuti dell'Enciclica. Mons Dal Covolo risponde alle domande della sua interlocutrice con puntualità teologica ed entusiasmo pastorale.

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Mons. Enrico Dal Covolo, Rettore Lateranense

Testo integrale dell'articolo apparso su Korazym il 22 gennaio 2014.

«Quando neanche la luce del sole riesce a rischiarare le tenebre, la luce della fede "pretende" di farlo». È questo uno dei passaggi più significativi de "La luce della fede", libro-intervista sulla recente Enciclica di Papa Francesco, scritto dal vescovo Enrico dal Covolo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense.

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In quattro capitoli (più un'introduzione), editi dalla Lateran University Press, il presule salesiano risponde alle domande di Susanna Lemma, cronista del Tg1, sviluppando «una vera e propria catechesi sulla fede – spiega nell'introduzione il Cardinale Vicario per la Diocesi di Roma, Agostino Vallini –, nella quale non mancano i riferimenti ai Padri della Chiesa (dal Covolo è un riconosciuto patrologo a livello internazionale, ndr), alle esperienze vissute in prima persona, la citazione di testi letterari famosi che rendono – aggiunge il porporato – la lettura scorrevole, permettendo al lettore di vedere quanto il documento abbia da offrire all'uomo di oggi, in particolare ai giovani, con i quali Mons. dal Covolo è abituato a dialogare da sempre».

Proprio ai giovani il libro è dedicato idealmente. Dal Covolo lo spiega all'inizio del primo capitolo, quando fa riferimento al primo Meeting dei giovani cattolici per la giustizia sociale che, dal 20 al 24 marzo 2013, ha visto l'Università del Papa proporsi come un'agorà internazionale di ragazze e ragazzi provenienti da tutto il mondo caratterizzati da apertura affettuosa, da capacità di ascolto e di dialogo, da volontà di comunicare.

Ma il libro non esclude dalla riflessione anche l'universo degli adulti, di educatori – osserva dal Covolo – «scoraggiati da ragazzi sfiduciati e depressi e schiavi di dipendenze nocive», a cui egli chiede di non stancarsi mai di educare: «Anzitutto con l'esempio, e poi con le parole».

Il libro scorre parallelamente ai contenuti dell'Enciclica. Dal Covolo risponde alle domande della sua interlocutrice con puntualità teologica ed entusiasmo pastorale.

Particolarmente significativa risulta l'analisi dell'ultima parte della Lumen Fidei, quella che il Rettore definisce «la più attualizzante». Tuttavia, dal Covolo ricorre ancora una volta ai Padri per rispondere alla domanda: "Come un cristiano deve vivere nella società?"

Cita la lettera A Diogneto, scritto anonimo della seconda metà del II secolo, nella quale si parla, per la prima volta, di doppia cittadinanza del cristiano: "Egli è chiamato ad essere cittadino della terra, ma anche del cielo".

Queste indicazioni – ribadisce il presule – restano valide lungo i secoli e i millenni della Chiesa, per definire il ruolo del cristiano nella società. E finisce citando il discorso di Papa Francesco all'Episcopato brasiliano, il 27 luglio 2013, alla Gmg di Rio: «Nell'ambito della società, c'è una sola cosa che la Chiesa chiede con particolare chiarezza: la libertà di annunciare il vangelo in modo integrale, anche quando si pone in contrasto con il mondo». Quel contrasto che la solo la luce della fede può sanare.

FONTE: Korazym

mercoledì 25 giugno 2014

GSF fotovoltaico Puglia: Investire in energia pulita

Global Solar Fund – il fondo che controlla, attraverso società italiane ad esso riconducibili, e che gestisce, attraverso la Suntech Power Engineering Italy e la Global Solar Fund Engineering Italy, 180 parchi fotovoltaici in Italia (prevalentemente ubicati in Puglia) – rimane convinto delle potenzialità italiane nello sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili. Nonostante i recenti paletti legislativi, GSF intende consolidare la sua posizione nel Belpaese.

Foto Tammaro

Giuseppe Tammaro

Giuseppe Tammaro, il manager chiamato dagli azionisti cinesi della Suntech a gestire la complessa fase di rilancio di GSF, crede ancora nelle potenzialità del fotovoltaico in Italia.
"Le norme emanate recentemente dal Governo – afferma Tammaro – di certo non ci aiutano e ci costringono a rivedere i budget pluriennali. Ma siamo convinti di poter rimanere saldamente in questo business e di continuare ad operare in questo Paese".
Global Solar Fund intende consolidare la sua posizione: 140 MW installati per una produzione di energia pulita che la rende il secondo operatore nazionale.
"In primo luogo infatti – continua Tammaro – intendiamo valorizzare al massimo ciò che abbiamo già costruito e rientrare degli investimenti fatti gli anni scorsi. In prospettiva, è nostra seria intenzione riprendere a investire in Italia nella rinnovabili perché crediamo che nel Paese ci siano ancora spazi per lo sviluppo di progetti di qualità. E in questo non siamo soli: oggi GSF ha il pieno sostegno della China Development Bank, che ci sta aiutando nelle operazioni di risanamento, dopo i problemi degli scorsi anni, e che ci seguirà nella nostra strategia futura".
Strategia pienamente condivisa dalla proprietà di GSF, il produttore cinese di pannelli fotovoltaici Suntech che, dopo i problemi sorti negli anni scorsi a causa della vecchia gestione di GSF, punta oggi nello sviluppo del fondo in Italia, per un suo rilancio a livello internazionale.

GSF logo

Global Solar Fund (GSF) fa capo a un Fondo di Investimento industriale co attivo fin dal 2008 nel settore dell'energia prodotta da impianti solari fotovoltaici, che si riferisce per l'88% del suo capitale a Suntech, colosso cinese della produzione di pannelli fotovoltaici, e per il 12% a Shi Zhengrong, imprenditore cinese, fondatore di Suntech.
Geograficamente GSF opera in Italia dove, con 140 MW di impianti fotovoltaici in Puglia e in Campania, è il secondo operatore italiano per potenza installata. GSF è presente in tutta la filiera del fotovoltaico: dall'acquisizione di impianti e di autorizzazioni alla loro progettazione esecutiva, dalla negoziazione con le banche per i finanziamenti alla costruzione degli impianti fino alla loro gestione.

FONTE: Global Solar Fund

martedì 24 giugno 2014

Enrico Dal Covolo: conferma definitiva della morte naturale di papa Luciani

Giovanni Paolo I è morto di cause naturali. 167 testimoni e documenti medici portano la conferma definitiva che scagiona qualsiasi sospetto di morte indotta, come annunciato da Mons. Enrico Dal Covolo, Rettore della Pontificia Università Lateranense e postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo I. Mons. Dal Covolo ha spiegato che "Vengono fuori delle novità interessanti, emergono nuovi dettagli sullo stato di salute di Papa Luciani e, grazie alle testimonianze e ai documenti medici raccolti, la conferma definitiva che scagiona qualsiasi sospetto di morte indotta».

Mons Enrico Dal Covolo
Mons Enrico Dal Covolo

Testo integrale dell'articolo apparso su UCCR il 19 ottobre 2012.
Brutto colpo per l'ateologo (di poco valore ma con molto spazio a disposizione) di "Repubblica", Corrado Augias, il cosiddetto "Dan Brown de noantri": Giovanni Paolo I non è stato assassinato dal Vaticano ma, ovviamente, è morto di cause naturali. 167 testimoni e documenti medici portano la conferma definitiva che scagiona qualsiasi sospetto di morte indotta, come annunciato da mons. Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense e postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo I.

Eppure su questo caso Augias aveva raccontato di tutto e di più, infilando dubbi e misteri nei suoi libercoli. Ad esempio in "I segreti del Vaticano. Storie, luoghi, personaggi di un potere millenario" (Mondadori 2010) la tirò lunga per molto sul fatto che l'evento si verificò alla vigilia di una decisione importante con la quale il Papa avrebbe riorganizzato lo Ior, avvallando l'ipotesi dell'assassinio avanzata dai media anglo-sassoni.

Augias, oltre ad essere bravissimo a pubblicare articoli di altri spacciandoli per suoi, ha di fatto copiato la tesi dello sceneggiatore britannico David A. Yallop il quale, sentendo odore di sterline affermò di essere in grado di presentare le prove dell'omicidio e fare i nomi dei colpevoli. Scrisse un libro, "In nome di Dio. La morte di papa Luciani" (1985) che vendette più di sei milioni di copie in tutto il mondo e che gli permise -grazie ai diritti d'autore- di comprarsi un castello nell'Inghilterra del Sud (Contro la Chiesa, San Paolo 2009, pag. 315). Ovviamente Yallop da buon professionista, ha costruito il profilo di papa Luciani immerso nella luce (tutta meritata!) per contrapporla alle descrizioni tenebrose fatte sul Vaticano, ha anche sostenuto che Giovanni Paolo I avrebbe voluto aprire alla pillola anticoncezionale (il sex evidentemente tira molto più delcrime!) e all'aborto.

Le accuse di Yallop sono andate al cardinale Villot, a Paul Marcinkus (a cui però respinse le dimissioni!) e alla massoneria (immancabile!), che lo avrebbero ucciso con una dose eccessiva di calmanti, lo scrittore britannico ha anche pensato di descrivere Giovanni Paolo I come un uomo in ottima salute, rischiando la denuncia per diffamazione da parte dei fratelli del Papa, Edoardo Luciani e Nina Luciani, sostenuti dalla governante suor Vincenza Taffarel, che curava la salute malferma di Luciani fin da prima della sua elezione al pontificato (proprio il giorno prima del decesso aveva avuto una crisi). Marco Roncalli, pronipote di papa Giovanni XXIII, lo ha confermato in un suo libro (qui una sua intervista chiarificatrice). Tutte le ipotesi di Yallop, occorre dirlo, non sono basate su nessuna prova, nessun documento viene da lui citato. Ci hanno comunque pensato John Cornewell (non certo vicino alla chiesa, autore di "Il papa di Hitler"!) nel suo Come un ladro nella notte e lo storico cattolico Michael Hesemann in Contro la Chiesa a confutare una ad una le tessere del suo mosaico.

Occorre dire comunque che il Vaticano ci ha messo del suo per dare adito alle leggende, dicendo due piccole bugie: venne detto, infatti, che fu il segretario privato del papa, don Diego Lorenzi ad entrare per primo nella stanza, ma in realtà a trovare il cadavere del pontefice fu la sua governante, suor Vincenza. In modo ingenuo si ritenne sconveniente far sapere che una semplice governante potesse andare e venire dalla stanza del Papa, ma Albino Luciani non volle cambiare le sue abitudini da parroco di campagna. La seconda bugia venne detta daRadio Vaticana, quando rivelò che il papa aveva sulle gambe il libro "L'imitazione di Cristo". In realtà, si è poi scoperto, stava prendendo spunto da sue vecchie omelie per nuovi discorsi (Contro la Chiesa, San Paolo 2009, pag. 330, come spiegò anche il segretario privato). Anche questa venne ritenuta una notizia sconveniente da offrire al mondo. Infine non vi fu nessuna autopsia perché nessuno la ritenne necessaria (siamo ne 1978), il medico personale, dott. Buzzonetti, aveva individuato la causa del decesso in un infarto al miocardio (ma molto più probabilmente fu un'embolia polmonare). Quando poi apparvero le prime indiscrezioni da parte dei mezzi d'informazione, il Vaticano non vide la ragione di procedere con l'autopsia evitando -come disse il card. Oddi- di «piegarsi al sensazionalismo della stampa» (Contro la Chiesa, San Paolo 2009, pag. 330). Avrebbe significato prendere sul serio le voci circolanti e mostrare di avere dei dubbi.

La questione è comunque stata risolta in via definitiva in questi giorni da mons. Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense e postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo I, il quale presenterà la "positio" sulla beatificazione di papa Luciani (ovvero tutta la documentazione raccolta sulle virtù eroiche, sulla vita e sul suo presunto miracolo). Per questa occasione ha spiegato che «vengono fuori delle novità interessanti, emergono nuovi dettagli sullo stato di salute di Papa Luciani e, grazie alle testimonianze (167 persone sentite) e ai documenti medici raccolti, la conferma definitiva che scagiona qualsiasi sospetto di morte indotta».

Se la realtà supera la leggenda, allora è la leggenda che dobbiamo difendere, soprattutto se è anticlericale. Con questo intento Corrado Augias (Marco Politi e tutti gli altri amici anticlericali) proseguirà con l'ignorare la realtà continuando a dare spazio alla sua davvero invidiabile capacità di immaginazione? Non lo sappiamo, ma siamo fiduciosi che potrebbe sempre cambiare qualcosa.

FONTE: UCCR


Global Solar Fund, il nuovo AD Giuseppe Tammaro sulle potenzialità del fotovoltaico italiano

Industria Energia intervista il manager Giuseppe Tammaro, nuovo amministratore delegato di Global Solar Fund, il secondo operatore fotovoltaico in Italia per potenza installata, che detiene 180 impianti, quasi tutti in Puglia. "Per i prossimi anni l'obiettivo di GSF è valorizzare la posizione sul mercato italiano e riprendere a investire nel settore delle rinnovabili in Italia, non solo nell'energia solare. Sempre con la strategia di essere presenti in tutte la fasi della filiera, per costruire un business solido e duraturo – ha dichiarato Tammaro. "Il nostro è un approccio etico e trasparente, indispensabile anche per marcare la differenza col passato di GSF".

Foto Tammaro

 

Global Solar Fund è il secondo operatore fotovoltaico in Italia per potenza installata, e il primo in Puglia. Energiamedia ha incontrato il nuovo amministratore delegato della società, Giuseppe Tammaro, manager con più di 20 anni di esperienza nei servizi finanziari e bancari e nell'automotive.

Dottor Tammaro, ha assunto la guida di GSF da pochi mesi, la società esce da un periodo critico. Quali sono le strategie che avete assunto e quali le novità in cantiere per i prossimi anni?

GSF fa capo a un Fondo di Investimento industriale con sede in Lussemburgo, attivo fin dal 2008 nel settore dell'energia prodotta da impianti solari, che si riferisce per l'88% del suo capitale a Suntech, colosso cinese della produzione di pannelli fotovoltaici, e per il 12% a Shi Zhengrong, imprenditore cinese, fondatore della stessa Suntech. GSF opera principalmente in Italia, dove negli anni scorsi ha investito cifre importanti, e oggi si presenta come secondo operatore italiano, vantando 180 impianti e circa 140 MW installati, quasi tutti in Puglia.

Analizzando il modello di business di GSF si evidenzia una certa differenza con altri fondi di investimento, in quanto il Gruppo è presente in tutte le fasi della filiera del fotovoltaico.

È vero GSF è diversa da molti altri investitori nel fotovoltaico, che hanno un approccio di tipo fondamentalmente speculativo. Noi invece vogliamo essere partecipi e presenti in ogni fase del processo di produzione di energia. Partiamo dall'acquisizione di autorizzazioni, di impianti in costruzione o già esistenti che necessitino di un ammodernamento, per occuparci in seguito dello sviluppo della parte progettuale e dei finanziamenti necessari alla realizzazione dell'impianto. Appaltiamo la costruzione, controllando gli aspetti tecnici e autorizzativi e infine gestiamo gli impianti costruiti. E sui territori contiamo di restarci fino al fine vita degli impianti.

Tammaro, lei arriva in GSF dopo un periodo travagliato per la società: cosa dobbiamo aspettarci dalla vostra azienda nei prossimi mesi?

Purtroppo GSF ha dovuto affrontare negli anni scorsi diverse situazioni di criticità legate essenzialmente a errori e alla cattiva gestione del vecchio management, in particolare per quanto riguarda questioni legate alla non conformità di alcuni impianti e alle cosiddette «DIA a grappolo». Siamo coinvolti in procedimenti giudiziari che ereditiamo dal passato e che affrontiamo con senso di responsabilità e piena collaborazione con la magistratura. Siamo determinati a risolvere tutti i problemi connessi alla vecchia gestione, consapevoli del fatto che la sfida sarà lunga e complicata. Il nostro approccio è improntato alla trasparenza e alla collaborazione con le istituzioni nazionali e locali, con il GSE e con la magistratura. Il nostro è un approccio etico e trasparente, indispensabile anche per marcare la differenza col passato di GSF.

Risolte le questioni giudiziarie legate alla vecchia gestione, quali sono gli obiettivi a medio e lungo termine per GSF?

Speriamo innanzitutto di risolvere positivamente e velocemente le vicende oggi sul tavolo, per i prossimi anni l'obiettivo di GSF è valorizzare la posizione sul mercato italiano e riprendere a investire nel settore delle rinnovabili in Italia, non solo nell'energia solare. Sempre con la strategia di essere presenti in tutte la fasi della filiera, per costruire un business solido e duraturo.

Giuseppe Tammaro
Vive a Torino, vanta più di 20 anni di esperienza nei Servizi Finanziari e Bancari e nell'Automotive. Ha lavorato tra l'altro in Unicredit, in Ferrari Financial Services (Gruppo Fiat) come CEO e in Fiat Bank Polonia come CEO.

GSF logo

 

Global Solar Fund (GSF) fa capo a un Fondo di Investimento industriale co attivo fin dal 2008 nel settore dell'energia prodotta da impianti solari fotovoltaici, che si riferisce per l'88% del suo capitale a Suntech, colosso cinese della produzione di pannelli fotovoltaici, e per il 12% a Shi Zhengrong, imprenditore cinese, fondatore di Suntech.

Geograficamente GSF opera in Italia dove, con 140 MW di impianti fotovoltaici in Puglia e in Campania, è il secondo operatore italiano per potenza installata. GSF è presente in tutta la filiera del fotovoltaico: dall'acquisizione di impianti e di autorizzazioni alla loro progettazione esecutiva, dalla negoziazione con le banche per i finanziamenti alla costruzione degli impianti fino alla loro gestione.

FONTE: Industria Energia

Biosimilari: la sostenibilità apre la strada all’innovazione e all’equità delle cure

Nel corso della tavola rotonda pomeridiana del Convegno nazionale di AssoGenerici, sono stati messi a fuoco gli step che permetteranno di sfruttare al meglio l'opportunità dei medicinali biotech a più basso costo: informazione adeguata, aggiornamento delle linee guida e politiche di pricing adeguate. "Non dobbiamo ripetere gli errori che sono stati fatti al momento dell'introduzione dei farmaci equivalenti" dice il Vice presidente Francesco Colantuoni.


"I biosimilari sono un'occasione unica per smentire la convinzione che quanto più una cura è innovativa, tanto più è ristretta la platea dei pazienti che possono accedervi, per operare una sintesi tra scelte razionali dal punto di vista economico e scelte di equità nell'accesso alle cure". Così ilvicepresidente di AssoGenerici, Francesco Colantuoni, sintetizza l'andamento della tavola rotonda che ha caratterizzato il pomeriggio del Convegno nazionale di AssoGenerici.

Presieduto da Angelo Lino Del Favero, Direttore Generale dell'Istituto Superiore di Sanità, l'incontro ha visto la partecipazione di Massimo Di Maio dell'Associazione Italiana di Oncologia MedicaGiovambattista Capasso, Presidente dellaSocietà Italiana di NefrologiaMarco Matucci Cerinic Presidente della Società Italiana di ReumatologiaAnna Kohn, direttore F.F. Uoc gastroenterologia A.O. S. Camillo Forlanini e di Roberto Barbieri, della Segreteria nazionale del Movimento Consumatori.

Cogliere l'occasione del biosimilare, però, richiede alcuni passaggi su cui concordano tutti gli stakeholder europei. Innanzitutto serveun'informazione non viziata da preconcetti o da intenti promozionali sulle caratteristiche del biosimilare, sui requisiti di sicurezza ed efficacia di questi medicinali, così come una maggiore pubblicità dei dati raccolti in questi primi anni di impiego. "Va ricordato, a questo proposito, che nel database di farmacovigilanza dei biosimilari istituito dall'AIFA a oggi non risulta alcuna segnalazione che metta anche solo in discussione le caratteristiche di sicurezza di questi medicinali" spiega Colantuoni. "Ma è necessario che i medici, cui spetta la scelta del trattamento, comprendano la necessità di elaborare linee guida che tengano conto della disponibilità dei biosimilari, che in Gran Bretagna e in Germania, per alcune molecole, rappresenta il 70% delle prescrizioni".

È importante dunque evitare gli errori commessi a suo tempo con i farmaci equivalenti, inizialmente presentati soltanto come un modo per far "scendere i prezzi". Scongiurare questo errore significa anche, come emerge da un rapporto dell'European Biosimilars Group della European Generic medicines Association (EGA), "evitare politiche di massimo ribasso tali non solo da rendere antieconomica la produzione dei biosimilari stessi, ma anche da spostare verso il basso il pricing delle nuove terapie biotecnologiche. In questo modo si arresterebbe il percorso dell'innovazione farmacologica, esattamente il contrario di quanto auspicaAssoGenerici".

FONTE: AssoGenerici