mercoledì 16 luglio 2014

I dati AIFA sulla spesa confermano la necessità di ampliare il ruolo di equivalenti e biosimilari

L'aumento della spesa farmaceutica territoriale sottolineato dal Direttore generale dell'AIFA Luca Pani, costituisce un segnale d'allarme non solo per le finanze pubbliche, ma soprattutto per i cittadini su cui ricade una quota non indifferente della spesa farmaceutica. 

"L'aumento della spesa farmaceutica territoriale comunicato dalDirettore generale dell'AIFA, professor Luca Pani, costituisce effettivamente un segnale d'allarme. Non solo per le finanze pubbliche, ma soprattutto per i cittadini su cui ricade una quota non indifferente della spesa farmaceutica" dice il presidente di AssoGenerici Enrique Häusermann.

"Una parte almeno di questa maggiore spesa, però, potrebbe essere evitata. Secondo i dati del nostro "Salvadanaio della Salute" i cittadini italiani da gennaio a giugno hanno speso 456 milioni di euro per pagare la differenza di prezzo farmaco tra generico e originale a brevetto scaduto, e già 34 milioni nella prima settimana di luglio. Una spesa di difficile comprensione, visto che esiste una notevole variabilità tra una Regione e l'altra se non tra un'ASL e l'altra". Del resto è stato lo stesso professor Pani a indicare come la quota di medicinali equivalenti dispensata in Italia, il 14,9%, sia molto più bassa di quella dei paesi europei di riferimento.

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"Come sottolineato dall'AIFA, sono in arrivo nuovi farmaci molto importanti, per i quali si rischia di non avere risorse sufficienti. È venuto il momento di aumentare il risparmio laddove è possibile senza mettere a repentaglio né la qualità né la sicurezza e l'efficacia delle cure. Un più ampio ricorso a equivalenti e biosimilari è oggi più che mai la chiave per poter garantire ai cittadini l'accesso ai salvavita di domani".

FONTE: AssoGenerici

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